La Settimana Santa di Delia, dati alla mano, è una delle più antiche della provincia nissena e più in generale della Sicilia.
Infatti nel 1755 il signor Melchiorre Gulizia, nel suo testamento, lasciò “15 gunzi” (onze) in supplemento della spesa che vi vorrà per la fabbrica della nuova statua del Santissimo Salvatore della ‘Giunta’ (adesso noto come “Incontro”) che si suole fare la Domenica di Pasqua di Resurrezione”.
L’attaccamento e la devozione del signor Gulizia testimonierebbe l’esistenza e il radicamento della tradizione già da anni, decenni addietro ma, senza altri documenti attualmente in possesso, si può parlare con assoluta certezza di una tradizione risalente per lo meno al 1755.
Entrando nel merito della festa, questa si apre la Domenica delle palme con la benedizione delle palme e dei ramoscelli d’ulivo e le processioni nelle due parrocchie.
In serata alle 20.30 sul palco vengono rappresentati Prologo, Discorso montagna e miracoli, Entrata in Gerusalemme, Spartenza tra Gesù e la Madonna. Talvolta viene rappresentato anche il Primo consiglio, scena che può anche essere proposta il Mercoledì Santo insieme ad altri atti e scene.
Giovedì pomeriggio nella chiesa Madre, al termine della celebrazione eucaristica, viene “nascosto” Gesù Cristo, una vecchia tradizione che fino a qualche anno fa veniva accompagnata dal suono della “19”, marcia funebre eseguita dal Corpo bandistico che bagnava di lacrime i volti dei fedeli.
Adesso ad accompagnare la funzione sono i “lamentatori”, un gruppo di giovani e anziani che sta facendo rivivere un’altra antica tradizione, quella de “Li lamenta”, canti che rivivono la Passione e il dolore patito da Gesù Cristo.
Oltre ad accompagnare la funzione del Giovedì, i lamentatori accompagnano sia la processione delle palme sia le processioni del Venerdì Santo.
Il Giovedì santo vengono rappresentate l’Ultima cena, l’ Orto e la Cattura.
Gesù Cristo imprigionato viene fatto scendere giù dal palco e, legato tra funi, attraversa l’intera Piazza Madrice, passando in mezzo ai fedeli, prima di essere consegnato a Caifas nel corso del II e III consiglio. Saltuariamente viene rappresentato l’Erode e negli ultimi anni è stata inserita una prima tappa di Gesù da Pilato.
Inoltre il programma del giovedì prevede anche la Negazione di Pietro, talvolta rappresentata il Sabato Santo.
La notte tra giovedì e venerdì è accompagnata dal tipico suono del “tromba e tamburo” che rievoca l’affannosa ricerca di Cristo da parte dei soldati.
Venerdì Santo è il momento più suggestivo dell’intero programma con la spettacolarità delle Cadute.
Alle 11.30 alla Madrice si radunano migliaia di fedeli per la processione del’Urna, dell’Addolorata e di San Giovanni che, portati in spalla dai membri dei vari comitati, e accompagnati dalle note del Corpo bandistico “Petiliana” e dai canti dei “Lamentatori”, raggiungono, passando per la salita del Calvario, la Piazza Croce dove la sera sarà rappresentata la Scinnenza.
Dopo il bacio della Croce che avviene nel primissimo pomeriggio all’interno della Chiesa Madre, alle 17 con la flagellazione del Cristo e con l’arrivo di Pilato in Piazza Madrice si apre l’intenso programma rappresentativo del Venerdì Santo.
Dopo l’Ecce homo e il confronto tra Caifas e Pilato, quest’ultimo emette la condanna del Cristo che prende sulle spalle la Croce per il lungo corteo delle “Cadute”.
Durante il cammino verso il Calvario, Gesù cade più volte sotto il peso della Croce e questo è un qualcosa di estremamente sentito dalla gente che si affolla per vivere da vicino questo momento e sembra quasi mimetizzarsi nella scena ricordando la curiositas degli ebrei nell’accompagnare l’ascesa di Cristo al Calvario.
In Piazza Cesare Battisti avviene l’incontro col Cireneo grazie al quale il Cristo rifiata prima dell’ultima fatica, la salita fino alla chiesa della Croce salendo con la croce in spalla i gradini del sagrato. Ai piedi della chiesa migliaia di persone assistono all’ultima caduta prima della Scinnenza rappresentata all’imbrunire. Gesù viene posto in croce, trema la terra, i nemici di Cristo fuggono via, rimane indomito Misandro (“Nemico dell’uomo”) che si confronta col Centurione pentito.
La Deposizione dalla Croce del corpo ormai esanime di Cristo è il prologo alla conclusione delle rappresentazioni col toccante monologo della Madonna che stringe tra le sue braccia il figlio defunto.
Alle 22.30 dalla Croce ha inizio la processione dell’Urna, dell’Addolorata e di San Giovanni riportati in spalla dai fedeli in Chiesa Madre dopo aver attraversato le vie deliane.
Sabato Santo è l’ultimo giorno di rappresentazioni con l’Incontro tra Pietro e Giuda, il Pentimento di Pietro e la Disperazione di Giuda.
Fino a qualche anno fa Giuda si impiccava sul palco, mentre da un paio di anni a questa parte il traditore di Cristo si inabissa spettacolarmente negli inferi.
Quindi la Resurrezzione chiude il programma recitativo. La Domenica di Pasqua si conclude il lungo e intenso con l’Incontro. I simulacri del Cristo Risorto e della Madonna, portati a spalla dai fedeli, si incontrano e si baciano tre volte sia la mattina, sia il pomeriggio.
La caratteristica dell’Incontro sta nel gioco di bandiere da parte degli stendardisti e nella spettacolare corsa in salita del Cristo dopo ogni bacio.
La mattina alle 11.30 i due simulacri si incontrano in piazza Madrice e Gesù corre lungo la lunga salita della Via Cavour terminando la sua corsa solo al termine della stessa. Alle 20 l’Incontro avviene all’incrocio tra il Corso Umberto I e la Via Petilia.
Anche qui, dopo ogni bacio, reso ancora più suggestivo dalle luci che illuminano la sera deliana, Gesù corre lungo la Via Petilia.
Sia la mattina che il pomeriggio l’Incontro è accompagnato dalle note del Corpo bandistico “Petiliana” di Delia che esegue una tipica marcia allegra che accompagna per circa mezz’ora questo “spettacolo” con un’intensità e una velocità di suono che cresce man mano che i due simulacri si avvicinano e si baciano.
Sebastiano Borzellino – Addetto stampa e Direttore artistico dell’Associazione Settimana Santa Delia.