Chiesa Sant’ Antonio Abate.
Consiglio direttivo
Presidente: sac. Mariano Audino;
Procuratore: Lina Augello;
Segretario: Emanuele Riccobene;
Cassiere: Giovanni Di Naro;
Altri componenti: Concetta Borzellino, Giovanna Bruno, Michelangelo Calabrò, Lina Drogo, Giuseppe Fazio, Graziella Genova, Michelangelo Genova, Pina Gueli, Giovanna Insalaco, Angelo La Marca, Rita La Marca, Lina Milano, Natale Noto, Benedetto Randazzo, Giuseppe Rumeo, Orazio Rumeo.
L’Associazione Comitato festeggiamenti Immacolata Concezione, o più semplicemente Comitato Immacolata Concezione, è, con i suoi 372 soci (dati aggiornati ai festeggiamenti del 2016), uno dei comitati più numerosi del paese. Con le opportune differenze può essere considerato l’erede dell’antica confraternita della Concezione, attiva a Delia nel corso del XVII secolo. Come essa, infatti, il Comitato cura annualmente i festeggiamenti in onore della Madonna Immacolata, patrona di Sicilia. I preparativi hanno inizio a fine ottobre e proseguono, in maniera febbrile e devota, fino all’inizio della novena, il 29 novembre, la quale porterà poi al culmine dei festeggiamenti il 7 e 8 dicembre, secondo il seguente programma:
Dal 29 novembre al 6 dicembre:
ore 17,30: Santo Rosario;
ore 18,00: Santa Messa.
7 dicembre:
ore 15,30: Santo Rosario per le strade;
ore 17,30: Santo Rosario in chiesa;
ore 18,00: Santa Messa con Vespri;
ore 19,00: Accensione delle Vampe in giro per il paese.
8 dicembre:
Ore 4,30: Ritrovo del Corpo Bandistico “Petiliana” e del Comitato festeggiamenti Immacolata Concezione e giro del paese;
Ore5,30: Ufficio delle letture;
Ore 6,00: Santa Messa con lodi (Mattutino);
Ore 7,00: Distribuzione muffuletti davanti l’oratorio (a cura del Comitato festeggiamenti Immacolata Concezione);
Ore 9,00: Santa Messa;
Ore 11,00: Santa Messa con panegirico;
Ore 12,00: Avanzata;
Ore 18,00: Santa Messa;
Ore 19,00: Processione del simulacro dell’Immacolata;
Ore 21,00: Giochi pirotecnici in piazza S. Antonio.
Ogni anno si registra una grande partecipazione di devoti, e ciò, unito anche alla durata dei festeggiamenti (in due giorni consecutivi e senza soluzione di continuità), contribuisce a rendere la festa dell’Immacolata la seconda più importante di Delia dopo la Settimana Santa.
Oltre all’organizzazione dei festeggiamenti il Comitato, fedele ai propri principi statutari (vedi Statuto, art. 8 comma 3), si occupa anche di gesti caritatevoli nei confronti dei bisognosi, elargendo annualmente parte dei propri introiti in favore dei bisognosi o della chiesa.
L’anno 2016 il Comitato, in obbedienza all’articolo 2 dello Statuto, ha rinnovato i propri vertici; le elezioni hanno avuto il seguente esito:
Procuratore: Lina Augello;
Segretario: Emanuele Riccobene;
Cassiere: Giovanni Di Naro.
Emanuele Riccobene.
Svolgimento festeggiamenti.
I festeggiamenti dell’Immacolata Concezione hanno origini molto antiche. Benché al momento non esistano lavori specifici su tale argomento, è comunque probabile che essi si debbano far risalire al XVII secolo e cioè ai primi anni di vita del paese di Delia quando vi erano attive le sei confraternite, fra cui quella della Concezione[1], che, fra le altre cose, curavano i festeggiamenti dei rispettivi santi patroni[2].
Per quanto si svolgano nel periodo invernale (caso raro a Delia in quanto la maggior parte delle feste religiose ha luogo nel periodo estivo), i festeggiamenti in onore dell’Immacolata, tolte alcune peculiarità proprie, presentano molti caratteri comuni con le predette feste estive[3], come ad esempio la raccolta delle offerte[4] a cura dei rispettivi comitati o l’avanzata dopo la messa domenicale. Tutto ciò è testimonianza, ancora oggi tangibile, della lunga secolarizzazione di queste tradizioni, nonché della forte devozione dei deliani per i loro santi.
L’organizzazione dei festeggiamenti in onore dell’Immacolata, ruolo che – come detto – un tempo era svolto dalla confraternita, oggi è curata dal Comitato festeggiamenti Immacolata Concezione di concerto con il Rettore della Chiesa di S. Antonio Abate, che come tale, in base allo Statuto, è anche Presidente del Comitato predetto[5].
Dopo circa due mesi di febbrili preparativi, giorno 29 novembre ha inizio la novena dell’Immacolata, e cioè la messa quotidiana, preceduta dalla recita del Santo Rosario, celebrata nei nove giorni che precedono l’8 dicembre. Fino a qualche anno fa era usanza che dette messe venissero celebrate da un predicatore forestiero, tradizione mantenuta anche dallo stesso ex Rettore, sac. Giuseppe Genova. Da un paio d’anni il Comitato ha inoltre deciso, d’accordo con il Rettore, di aprire la novena dell’Immacolata con un concerto della corale cittadina, la corale Triade, immediatamente successivo alla celebrazione della messa del 29 novembre.
Il 7 dicembre, ultimo giorno della novena, i festeggiamenti entrano nel vivo. La mattina, mentre il Comitato si occupa degli ultimi preparativi (raccogliere le ultime offerte in giro per il paese nonché i muffuletti, offerti da tutti i panifici e che verranno poi preparati la notte stessa), molti giovani si occupano, a loro volta, di ultimare le vampe in giro per il paese, quasi facendo a gara tra loro stessi per realizzare quella più grande.
Le vampe sono grandi accumuli di rami secchi, paglia e fogliame che i deliani cominciano ad accatastare già da qualche mese; queste cataste vengono poi accumulate in alcune zone del paese, spesso attorno ad un grande palo centrale che funge da sostegno, qualche giorno prima del 7 dicembre. Esse verranno poi bruciate la sera della vigilia.
Il programma dei festeggiamenti prevede, alle ore 15,30, la recita del Rosario per le strade del paese; alle 17,30, esso viene recitato in chiesa, anticipando l’ultima celebrazione eucaristica della novena. A detta messa, vespertina, partecipa molta gente che, come per tutta la novena, gremisce la chiesa; nel frattempo fuori di essa si raccoglie una grande folla che, al termine della celebrazione, guidata dal Comitato e dalla banda musicale – che esegue marce tipiche –, gira per il paese assistendo all’accensione delle vampe.
L’accensione delle vampe ripropone, in paese, un’antica tradizione risalente al 1854 quando il papa Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria. Per festeggiare l’avvenimento, infatti, il re di Napoli, al quale apparteneva anche la Sicilia dal 1815, ordinò di accendere grandi fuochi per le strade di tutte le città e paesi dell’isola, fuochi che hanno poi assunto nomi differenti[6]. Benché, stando a quanto detto dal Filisti, tale manifestazione avveniva inizialmente tra febbraio e marzo[7], venne in seguito deciso di spostarlo alla vigilia della festa che, già nel 1643, era stata fissata per il giorno 8 dicembre dal viceré Caprera [8].
Negli ultimi anni, anche a causa dello sviluppo urbanistico, che ha contestualmente portato all’introduzione delle linee elettriche e del gas tramite cavi, alcuni dei quali sospesi per aria tra una casa e l’altra, sono solo quattro le vampe che vengono preparate ed accese: in piazza Madrice Giovanni Paolo II (a cura dell’Amministrazione Comunale), piazza Toronto (curata da un gruppo di giovani e realizzata nello spiazzo di fronte la caserma dei Carabinieri), in viale della Repubblica (vampa curata dai fratelli Angelo e Antonio Genova) e l’ultima in largo Canale, curata dal sig. Giuseppe Genova. Dopo l’accensione dell’ultima vampa il Comitato, la banda e la folla al seguito fanno ritorno alla chiesa di S. Antonio.
Qui l’assemblea si scioglie per poi ritrovarsi qualche ora dopo e, mentre molti giovani si ritrovano a festeggiare durante i consueti veglioni, i membri del Comitato, insieme a tutti coloro che ad essi si vogliono unire, si ritrovano presso l’oratorio cittadino dove prepareranno i muffuletti raccolti la mattina e che verranno poi distribuiti alla gente all’alba del giorno dopo. Nello specifico il muffuletto è un alimento tipico della tradizione deliana – che in paese viene preparato e consumato solo il 7 e 8 dicembre – costituito da una forma di pane rotonda condita con olio, pepe, sarde e olive.
Fig 1 – Cartina di Delia. In rosso il percorso del ‘mattutino’.
Altro momento caratteristico dei festeggiamenti è il cosiddetto ‘mattutino’. Alle 4,30 di notte, lungo il corso Umberto I, avviene il ritrovo tra il Corpo Bandistico Petiliana e i membri del Comitato. Il gruppo, accompagnato dalle note festose della banda, si reca presso la chiesa di S. Antonio, che viene aperta per le preghiere dei fedeli all’Immacolata. Dopo l’esecuzione di alcune marce all’interno della chiesa, il Comitato, la banda e altre persone che prendono parte alla manifestazione, per la maggior parte giovani, percorrono le seguenti vie del paese, accendendo le vampe lungo il percorso[9]: corso Umberto I, via Armando Diaz, via Torino, via Milano, via Monserrato fino a piazza Falcone, via Portella fino a piazza Palermo, da qui si gira lungo via Alpi che viene percorsa fino in piazza Itria; da essa si prosegue in via Caltanissetta, viale Europa, via Giuseppe Dolce, via Carlo Alberto Dalla Chiesa, dove si sosta per l’accensione di una seconda vampa di fronte la caserma. Si prosegue, poi, attraverso piazza Toronto e viale della Repubblica, fino allo spiazzo antistante l’abitazione del sig. Genova (che accende anch’egli una seconda vampa).
Dopo una breve sosta il corteo prosegue attraversando piazza Croce, via Cesare Cantù e dal largo Canale percorre poi la via Nunzio Nasi fino alla piazza Madrice; si prosegue poi lungo le vie Capitano Lo Porto, Petilia, corso Umberto I, Vittorio Emanuele, via IV novembre fino all’imbocco di via dei Santi; attraverso quest’ultima strada si prosegue fino a giungere, nuovamente, in piazza S. Antonio. L’arrivo deve avvenire entro le ore 7,00 di mattina, ora in cui è prevista la fine della messa delle ore 6,00, a sua volta preceduta dall’ufficio delle letture. Scopo del mattutino è infatti quello di svegliare il paese affinché i fedeli possano prendere parte alla celebrazione eucaristica notturna[10].
Al termine del mattutino, e della messa, i membri del Comitato offrono i muffuletti, preparati la sera precedente, e il vino a tutti coloro che hanno partecipato alla messa e che, proprio a quell’ora, escono dalla chiesa, accompagnati dallo sparo di mortaretti (maschiata[11]).
Anche del mattutino e dei muffuletti, benché non conosciuti con tali nomi, si ha una memoria storica legata all’Immacolata. Narra, infatti, il Linares che «la notte che precede il giorno della festa in Palermo immenso è il popolo e la pressa, grande è il rumore, dappoiché è uso girare per la via orando e pregando. Cento e più anni fa, solevasi in quella notte vegliare, come ai nostri. Si gittavano i razzi per aria, si sparavano moschetti, suonavansi i pifferi e le cannamelle: qui molte coppie di donzelle avvolte in mantiglie di seta recitavano il rosario, più avanti un uomo portava un fascio di vimini accesi»[12].
A questo si può aggiungere quanto scritto dal Pitré a proposito dei muffuletti, ossia che «si passa fino alle ore mattutine, nelle quali una calda focaccia corona l’opera»[13].
L’8 dicembre, giorno dei festeggiamenti, è caratterizzato dalla celebrazione di una seconda messa alle ore 9,00 di mattina cui segue la celebrazione delle ore 11,00 al termine della quale segue la cosiddetta ‘avanzata’ che descrivo usando le parole del professore La Verde:
«[…] Molti fedeli, a cavallo di muli e giumente [oggi perlopiù cavalli, nda] parati a festa, si presentano sul sacrato della chiesa in cui si trova il Santo festeggiato. Il procuratore della festa si presenta col palio e dà inizio all’«avanzata».
Si mette all’asta il palio e il devoto, che riesce a superare ogni altro concorrente nell’offerta, ha diritto a portare il bastone; mentre i due che seguiranno immediatamente nell’offerta, hanno diritto a portare i cordoncini, rispettivamente di destra e di sinistra.
I tre, musica in testa, seguiti da tutti gli altri fedeli a cavallo disposti in due ordinate e lunghe file, procedono seguendo l’itinerario che la processione del Santo percorrerà la sera.
Ad ogni fermata il palio viene rimesso all’asta e quello dei tre che non aumenta, viene scalzato dal nuovo maggiore offerente.
Fig. 2 – Cartina con il percorso della processione per la festa della Madonna Immacolata. Fonte: P.G. Meo, Feste religiose a Delia, cit., p. 134.
L’ultima fermata si ha nella Via dei Santi all’altezza di Via Cavour. Un nutrito sparo di mortaretti [oggigiorno non più effettuato, nda] annunzia che il palio è già andato ai tre vincitori definitivi.
L’«avanzata», prosegue ancora per le vie del paese senza alcuna fermata ad ha termine sullo stesso sacrato della chiesa, in cui ha avuto inizio»[14].
Nel primo pomeriggio del giorno 8, in attesa della celebrazione eucaristica delle ore 18,00, i membri del Comitato si ritrovano presso la chiesa di S. Antonio per preparare la processione. La statua dell’Immacolata, che dal 29 novembre fino all’8 dicembre è stata collocata, all’interno della propria vara in legno, nel presbiterio della chiesa, viene posta, proprio insieme alla vara, sul rimorchio di un trattore (solo dal 2015 si sta iniziando a sostituire il trattore e il rimorchio con un carrello trainato dai fedeli); alla vara vengono aggiunti, tramite un’apposita pedana, le due statue degli angeli che compongono il gruppo scultoreo dell’Immacolata. Infine il tutto viene addobbato con fiori, veli e luci per la processione. Nel frattempo altri componenti il Comitato, accompagnati dal Corpo Bandistico Petiliana, si recano, con il gonfalone dell’Immacolata, dai tre che, durante l’avanzata, hanno presentato le offerte più alte per riscuotere il denaro.
Raccolta l’ultima offerta, il gonfalone viene riportato in processione dai tre vincitori verso la chiesa. Qui ha luogo l’ultima celebrazione eucaristica al termine della quale ha inizio la processione del simulacro. Tra due ali di folla, e accompagnata dal suono della banda, la processione si snoda lungo il seguente percorso: piazza S. Antonio, corso Umberto I, via dei Santi, via Vittorio Emanuele, corso Umberto I fino a far ritorno in chiesa, sulle note della marcia Mira il tuo popolo.
Fino a pochi anni fa il percorso processionale era il seguente: da piazza S. Antonio il corteo imboccava il corso Umberto I, poi via dei Santi, via Vittorio Emanuele, corso Umberto I, si girava poi in via Petilia, via Capitano Lo Porto, piazza Madrice per poi tornare in piazza S. Antonio dalla via Giuseppe Pagliarello. Lo si può desumere, oltre che dal ricordo di molti paesani, anche dalla cartina tratta dalla tesi di laurea della professoressa Gabriella Meo (fig. 2) [15].
Al termine della processione si ha lo scherzo di fuoco, sempre molto apprezzato dalla grande folla che riempie la piazza[16]. Alla fine di questo segue la benedizione finale e l’ingresso in chiesa del simulacro chiude i festeggiamenti.
Emanuele Riccobene.
[1] Documentata per la prima volta a Delia nel 1669. Cfr. Archivio Diocesano di Agrigento, Registro delle Visite della Curia Vescovile, anno 1667-69, f. 356.
[2] Cfr. G. Adamo, Storia di Delia dal 1597 ad oggi, Palermo 1988; cfr. anche P.G. Meo, Feste religiose a Delia, Tesi di Laurea presso l’Università degli Studi di Palermo, Relatore Prof. A. Buttitta, Anno Accademico 1989-1990.
[3] Il defunto professore La Verde, nella sua tesi di laurea sul folklore locale riferisce che, data la vocazione contadina del paese, era normale spostare alla stagione estiva i festeggiamenti di molti santi, che andavano cosi ad affiancare i festeggiamenti normalmente previsti per quella stagione quali la Madonna del Carmelo, S. Giuseppe, l’Assunta, S. Francesco e altre ancora. Rispetto a queste feste l’Immacolata, così come la Pasqua e il Natale, costituiva, e costituisce ancora oggi, un’eccezione (Cfr. L. La Verde, Folklore di Delia, a cura di P. Caramanna, Caltanissetta 1990).
[4] Come riferito dal professore La Verde, e come certo ricordano ancora oggi molti anziani in paese, le offerte, un tempo, venivano raccolte sotto forma di generi alimentari: i membri dei vari comitati giravano per il paese, portandosi appresso muli le cui bisacce venivano riempite di frumento, fave, orzo dai fedeli. Tutto ciò era un’altra testimonianza della vocazione contadina del paese. Le offerte cosi raccolte venivano, poi, convertite in denaro che era utilizzato per pagare i festeggiamenti. Oggi, contrariamente al passato, i membri dei vari comitati girano per il paese, alcune volte anche la mattina del giorno della festa oppure la vigilia, accompagnati dalla banda musicale, raccogliendo direttamente il denaro (Cfr. L. La Verde, Folklore di Delia, cit.; cfr. anche Comitato festività in onore di S. Francesco d’Assisi (a cura di), Francesco d’Assisi. Devozione e fede a Delia dal 1928 ad oggi. Ricostruzione storico–religiosa, Caltanissetta 2007). Aggiungo, inoltre, che se un tempo tale raccolta veniva effettuata solo dagli uomini, da una decina d’anni circa anche le donne che fanno parte del Comitato dell’Immacolata collaborano attivamente alla raccolta delle quote e delle offerte; una di esse, tra le più attive, è, ancora oggi, la sig.ra Lina Drogo.
[5] Cfr. Statuto del Comitato festeggiamenti dell’Immacolata Concezione, art. 5.
[6] «La proclamazione del dogma nel 1854 da parte di Pio IX, vide la Sicilia impegnata in grandi festeggiamenti, che per ordine reale in tutta l’Isola si tennero dal 22 febbraio al 4 marzo dell’anno successivo. Si ordinò di accendere grandi fuochi nei crocicchi delle strade che la tradizione ha continuato. «Li vampi» li chiamano a Delia, «li fani» a Castelbuono e con altri nomi in altre città» (G. Adamo, Storia di Delia dal 1597 ad oggi, cit., pp. 217-218).
[7] Cfr. G. Filisti, Il domma della Concezione e la Compagnia di Gesù, Palermo 1904, p. 110. Vedi G. Adamo, Storia di Delia dal 1597 ad oggi, cit., p. 218 e nota 31.
[8] E’ utile riportare, in questa nota, quanto scrive la professoressa Gabriella Meo nella sua tesi di laurea sulle feste religiose in paese a proposito del significato da attribuire ai fuochi: «Sul significato dei “fuochi” molto si è discusso: alcuni studiosi vedono in essi la sopravvivenza di un culto del fuoco e del sole; altri vi riconoscono soltanto “il valore magico profilattico, sul principio secondo cui il fuoco purifica tutto e quindi elimina ciò che è cattivo e non lascia sussistere se non ciò che è puro e santo”» (P.G. Meo, Feste religiose a Delia, cit., p. 93. Cfr. anche L. La Verde, Folklore di Delia, cit., p. 112). La citazione riportata tra virgolette dalla professoressa Meo, e dal professore La Verde, è ripresa da P. Toschi, Folklore, Roma 1951, p. 65.
[9] Generalmente coloro che preparano le vampe per il 7 dicembre sono soliti creare anche una vampa più piccola che verrà accesa la notte, durante il mattutino. Il corteo del mattutino, infatti, percorre lo stesso tragitto compiuto qualche ora prima. Una seconda peculiarità del mattutino, in precedenza, era quella di effettuare questo giro portando con sé i cosiddetti ‘fanara’. Si trattava di lunghi fasci di paglia creati appositamente e che venivano accesi e portati lungo il percorso per farsi luce, mancando, a quei tempi l’illuminazione pubblica. Oggigiorno, di tanto in tanto, tale tradizione viene riproposta, più che altro per non perderne il ricordo, grazie a pochi volontari tra i quali il sig. Franco Drogo.
[10] Intorno agli anni ’40-‘50 la messa notturna era prevista per le ore 5,00; da circa un cinquantennio essa è stata spostata alle ore 6,00.
[11] Come riferito dalla sig.ra Lina Drogo, uno dei componenti più anziani dell’attuale Comitato, un tempo la ‘maschiata’ aveva inizio dalla piazza S. Antonio e proseguiva lungo corso Umberto I fino all’incrocio con via Pasquale Pagliarello.
[12] V. Linares, Racconti popolari, Palermo 1840, p. 146.
[13] G. Pitré, Spettacoli e feste popolari siciliane, L. Pedone Lauriel, Palermo 1881, p. 419.
[14] L. La Verde, Folklore di Delia, cit., p. 110. Ho volutamente descritto l’avanzata con le parole del La Verde per una doppia ragione: intanto perché, a più di sessant’anni di distanza – benché pubblicata postuma, l’opera del La Verde è del 1954 – quanto scritto dal professore è ancora molto attuale; in secondo luogo al fine di rendere il giusto merito, e valorizzare, quelle poche opere che parlano di Delia, della sua storia e delle sue tradizioni.
[15] P.G. Meo, Feste religiose a Delia, cit., p. 134.
[16] Personalmente ricordo che, quando ero più giovane e partecipavo alla processione, al termine di quest’ultima il Comitato, guidato dal sig. Angelo Lo Faso, prima dei fuochi artificiali, faceva partire grandi palloni aerostatici ai quali erano attaccati lunghi nastri con messaggi rivolti alla Madonna.